mercoledì 20 gennaio 2010
La MANO
“Baciamo le mani”- okay con questa sono scaduto davvero in basso…-
La Mano o The Hand è un film horror che risale al 1981, e ciò che più deve attrarre l’attenzione di chi si appresta a vederlo è che è uno dei primissimi film da regista, attore (in un piccolo cammeo) e sceneggiatore di Oliver Stone. Chi è questo sconosciuto? Scherzo! Oliver Stone è un pezzo da novanta del cinema odierno, che per quanto lo si possa amare o contestare ( litigò in modo irrimediabile con Quentin Tarantino per Natural Born Killers) bisogna prendere atto che ha dimostrato il suo valore sul “campo” almeno con un cinque o sei film memorabili, nella sua bacheca dei trofei sbrilluccicano (non so se esiste come termine, ma avrete capito che intendo) ben tre Oscar (saltiamo a piè pari qualsiasi commento sulla commercialità di questo premio e sull’erronea credenza che i registi più bravi sono i più premiati): il primo nel 1979 come Sceneggiatura non Originale per il film “Fuga di Mezzanotte”, il secondo come miglior Regista per il capolavoro “Platoon” ed il terzo – sempre miglior regia- per “Nato il Quattro Luglio”.
Una volta capito con chi abbiamo a che fare posso riassumere velocemente il cast: Michael Caine… ed il resto sono solo misere comparse. Ah dimenticavo! E’ prodotto dalla Warner Bros. Ed ecco che prima della trama voglio solo dirvi che “vorrei una mano.” Ah! Qualcuno l’ha capita? Okay è l’ultima battuta sulle mani che faccio per questa recensione….
Il film inizia prendendo l’ultimo giorno di vita “da destro” del disegnatore del fumetto Mandro (una sorta di Conan, da quel che s’intravede dalle strisce inquadrate nel film) che durante uno spostamento in macchina con i nervi tesi a causa di un litigio con sua moglie – che guarda a caso stava guidando- perde la mano in un incidente idiota. Avete presente nelle gite in bus la maestra che vi dice “non sporgete le mani dal finestrino!”? Beh questo povero uomo non doveva averli dato ascolto perché perde la mano proprio così, tranciata da un camioncino di uno zotico. E’ idiota ma giuro che la perde così.
E da qui la vita del fumettista va ovviamente a rotoli, la moglie è una troia, il suo fumetto Mandro è messo in mano ad un eunuco, non può più masturbarsi, non può più disegnare, ha una protesi di merda, pulirsi il culo figuriamoci e deve trasferirsi dalla sua reggia in Vermont prima a New York e poi in California dove inizia ad insegnare e trova l’amore di Stella, una sua alunna. Tanto per cambiare pure lei è troia.
Insomma la vita di sto povero Michael Caine – mi sfugge il nome del personaggio che interpreta- è una latrina piena ed intasata, ma a pari passo con le sue sfighe l’uomo inizia a scoprire la parte oscura di se stesso e sia le morti misteriose che le visioni della sua mente traviata dall’odio abbondano ma alla fine… “una mano lava l’altra!”…no comment, questa era davvero l’ultima cazzata… alla fine è la sua rediviva mano che leva di torno chiunque li abbia fatto un torto o è il protagonista che nei suoi momenti che definisce di “blackout” uccide con ferocia inaudita?
Beh la trama è tutta qui, nemmeno molto originale perché ricordo di aver visto un film simile (si trattava di un pittore però e non di un fumettista) parecchi anni or sono che parlava delle gesta di una mano amputata, ma d’altronde le mani mozzate nel cinema horror- gore- demenziale abbondano, voglio ricordare solo la Mano Oziosa in Piccoli Diavoli e il mitico, insuperato ed insuperabile Bruce Campbell nel secondo capitolo di Evil Dead (o La Casa) di Sam Raimi che lotta con il suo arto indemoniato. E come protesi poi usa una motosega e scusate se è poco…
La prima cosa che mi è balzata all’occhio vedendo questo film è la profonda misoginia di Oliver Stone, insomma è possibile che tutte le donne presenti nella pellicola sono troie? La moglie rientra nello stereotipo che “donna al volante, pericolo costante” visto che è a causa della sua guida spericolata che l’artista perde il prezioso arto (oh mi sono ricordato, il nome di Caine nel film è Jonathan Landsdale) e come se ciò non bastasse cornifica il marito monco con un finocchio yuppie insegnante di yoga di nome Bill, la sua seconda fiamma ovvero l’amante Stella invece decide di cornificarlo progettando un viaggio di solo sesso a Los Angeles con il collega insegnante di filosofia di Jonathan tale Braian che tanto non riuscirà a gustarsi l’appetibile ragazza… ma non voglio svelarvi nulla. Rimangono altre tre figure femminili nel film: la collega- capa di Jonathan che lo cerca di sostituire con un tipo davvero brutto scagliandolo via dal timone del suo comic Mandro, la figlia Lizzie che spiffera alla polizia e chiama “l’amico di mamma” Bill con l’appellativo di zio ed in fine la psichiatra criminale che… beh che aveva i capelli bianchi ed urlava al posto di parlare. Insomma le figure femminili del film sono tutte negative. E’ incredibile come nessuna femminista l’abbia messo al bando, a me ha condizionato così tanto che dopo averlo visto ho salutato una mia amica con un calcio sui denti. Infatti scrivo dal carcere.
Ma passiamo ad una “spanna” più avanti e lasciamoci indietro le cazzate per esaminare prima i pregi e poi i difetti di questo film:
L’accurato dettaglio come l’erba che si muove dietro a Jonathan che nel campo cerca la sua mano, il contrasto tra il mondo “positivo” a colori con il mondo “negativo” –ovvero quando l’odio e il rancore prendono sopravvento e muovono le mani o la mano del protagonista- tutto in bianco e nero, la finezza di rendere Mandro un vero e proprio specchio cartaceo del protagonista che “non deve pensare ma agire” e quando a Jonathan viene messa innanzi l’opportunità di far crescere il proprio comics dotandolo di introspezione esso si rifiuta (forse perché sa che dentro di Mandro- ovvero dentro di se- albergano istinti omicidi) e la simbologia dell’anello che lo lega ad un matrimonio fallito e che scompare con la mano amputata e per poi riapparire con essa. Una vera finezza il fatidico “Last Chance Saloon” in California e le prime visioni di Jonathan che per l’appunto vedevano prima una sorta di aragosta e poi il pomello della doccia diventare rispettivamente la mano.
Peccato che tutta quest’analisi non giovi sul film tanto da renderlo una sorta di trip onirico e neppure uno sconfinato abisso di terrore, dopotutto rimane un horror valido fatto da persone valide ma con gravi pecche, prima fra tutte: la mano. Oliver Stone – pare- si vantasse di aver fatto costruire ben 30 mani che con congegni meccanici potevano muoversi, strisciare, afferrare ecc… okey le 30 mani giocattolo, ma almeno una mano credibile? Una che non urli allo spettatore che è fatta di caucciù? Approposito delle urla: quando la mano viene pugnalata, inspiegabilmente urla. Ora io non sono un genio dell’anatomia e non voglio polemizzare troppo sul fatto che le mani possedute possano urlare o meno (… come fa solo una mano senza la muscolatura del braccio a strangolare un uomo?) ma almeno dagli una bocca a stà poveraccia… Carlo Rambaldi avrà pure curato gli effetti speciali e verrà anche considerato un guru nel suo campo, ma per l’amor del cielo durante questo lungometraggio ha toppato più di una volta, basti pensare alla coda di lucertola iniziale (quasi grossa più di un fottuto drago di Komodo, e almeno che non l’abbia persa Godzilla…) oppure al fatto che in molte scene il braccio sano e il braccio mancante di una mano hanno la stessa lunghezza.
Non infierisco ulteriormente ma vi prego di guardare l’età media dei partecipanti alle lezioni di disegno in California, cazzo manco Jonathan fosse ad insegnare all’unitre!
Un ultima cosa! Alla fine c’è uno scontatissimo duello “mano v.s. Mano” e come ho detto sopra… non è nemmeno lontanamente simile a quello di Bruce Campbell, anzi forse questo involontariamente è più comico…
Da ricordare chicche del tipo “Non si tagliano le palle a Superman!” oppure il colloquio con la psichiatra criminale che chiede dov’è la mano e lui risponde…. Beh non vi posso rovinar la sorpresa finale, no?
Sempre meglio questo film che starsene con le “mani in mano”…. Okay mi merito una manata sulle balle.
Almeno Stone non aveva ancora lucrato sull’11 Settembre.... hops!
Dai l’ultima frase l’ho aggiunta oggi!
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