domenica 27 marzo 2011

Paul: l'e.t. che fuma e dice parolacce.




E se un giorno due nerd inglesi in vacanza in america incontrassero un alieno maleducato, logorroico e che si fuma pure le canne?
E se a presso di questo alieno e dei suoi due compagni ci stessero non solo un tosto M.I.B., ma anche un paio di agenti idioti e un padre ultrareligioso dal grilletto facile?



Io amo Simon Pegg e amo Nick Frost. Li amo prechè mi hanno fatto ridere davvero un sacco ai tempi di Shaun of the Dead e hanno ripetuto l'impresa con Hot Fuzz. Due attori che sulla scena si completano e creno gag a volte troppo "inglesi" ma sempre funzionali.
Amo il modo in cui hanno preso per il culo prima il genere Horror e poi il Poliziesco (vedi anche Action) e anche con Paul i due amici si cimentano nell'impresa di ridicolizzare lo Sci-fi con un ottimo risultato.
L'unica cosa che manca in Paul è Edgar Wright alla regia, ma non per una qualche incompetenza di Greg Mottola, piuttosto perchè m'immagino Pegg, Frost e Wright come tre allegri compagni di bevute con ampio senso di cameratismo che creano film a tavolino durante una sessione intensiva di bevuta di Guinness.
I personaggi sono magistrali, su tutti quello più affascinante è Ruth ma il dilemma della ragazza iper-credente che si trova innanzi all'alieno Paul che sbriciola le convinzioni di una vita è stato snocciolato in pochi minuti; probabilmente il dramma che ne scaturiva poteva riempire una trilogia tutt'altro che comica e così con un "tocco" di mano aliena hanno preferito preservare il tono da commedia (giustamente), anche le piccole partecipazioni delle varie star sono particolarmente azzeccate e l'identità del "Big Boss" è un colpo di classe extradiegetico.
Un film che deve molto alle pellicole americane degli anni passati che trattano di extraterrestri, soprattuto quelle di Steven Spielberg.

Unico tasto dolente - per gli americani-: in questo film (inglese) tutti i personaggi made in U.S.A. sono cattivi o idioti o disgraziati.

Rivedere il mito di E.T. non era difficile, ma Pegg e compagni non si sono adagiati sugli allori (vedi Machete) e hanno sfornato l'ennesima commedia gioiello.

sabato 26 marzo 2011

The Last Lovecraft: Relic of Cthulhu



Millenni fa, il dio stellare Cthulhu giunse sulla terra per soggiogarla ai suoi voleri, uccidendo i dinosauri e costruendo la sua capitale, la città di R'lyeh in mezzo all'oceano.
Il mostro galattico, però, non aveva fatto i conti con gli Shoggoth che allora calcavano la terra con le loro forme mostruose seguendo gli ordini degli Antichi Dei.
Tra Cthulhu e gli Shoggoth iniziò una guerra terribile che raggiunse il suo culmine con la caduta di un metorite sulla terra e con l'inizio dell'era glaciale. Cthulhu allora si sigillò nelle profondità dell'oceano e gli Antichi Dei scapparono sulle Montagne della follia.

Passiamo ai giorni nostri.
Jeff (Kyle Davis) e il suo amico Charlie (Devin McGinn) sono due impiegati scontenti del loro lavoro, tutto il giorno rinchiusi in un box a cercare di compiacere il loro capo, ma un giorno tutto cambia!
Jeff è infatti l'ultimo discendete di H.P.Lovecreaft e deve custodire la reliquia che se unita ad un altro manufatto forma la chiave per il ritorno di Cthulhu.
Ovviamente i due ragazzi si trovano tra l'incudine e il martello con la Progenie Stellare (un mezzo Polpo umanoide con chili di trucco addosso) e i vari cultisti che vogliono fagli le penne e l'unico alleato nella ricerca del Capitano Olaf ( un vecchio che a quanto pare ne sa parecchio di mostri marini) è un super nerd di nome Paul.

Tralasciando le varie problematiche di CG legate probabilmente al budget ridotto, il regista Henry Saine confeziona una buona prova nel campo delle commedie horror, la sceneggiatura di Devin McGinn fa un pò d'acqua in un paio di parti ma riesce comunque a creare un buon ritmo con battute non immediate e gag semplici.
La recitazione forse non è tra le migliori ma i personaggi sono ben caratterizzati e soprattutto il Capitano Olaf esce geniale con i suoi ricordi che scimmiottano il film "Lo Squalo" di quando i pesci lo hanno violentato e di quando, sempre gli stessi esseri marini, gli hanno pisciato addosso.

Da quel che ricordo delle mie letture di Lovecraft c'è qualcosa di profondamente sbagliato nella ricostruzione del mito, sicuramente la storia del discendente e dell'artefatto sono inventate ai fini della trama ma anche la storia della meteora (per ovvi motivi) non mi suona bene...

Un film abbastanza divertente ma che non raggiunge i livelli de "L'alba dei morti dementi".

Midori No Hibi: nuovi livelli di masturbazione.



Seiji Sawamura è un duro, nelle risse è il terrore dei nemici e il flagello delle bande rivali, anzi, lui è una banda di un solo uomo.
Saiji è il "braccio destro del diavolo" e con il suo mitico gancio destro è in grado di mettere al tappeto ogni avversario.
Saiji però... è solo. Da anni il pericoloso liceale cerca una ragazza ma fino ad ora ha totalizzato solo 22 due di picche, un record imbarazzante che non ha intenzione di rivelare a nessuno, ma oramai è convinto che l'unica amante nella sua vita sarà la mano destra con cui - presumo- si tratulla come ogni liceale che si rispetti.
Ma un giorno, al suo risveglio accade il miracolo: al posto della "mano destra del diavolo" c'è una giovane fanciulla miniaturizzata!!!

La piccola Midori si sente subito a suo agio ad essere la mano destra del ragazzo che ha sempre segretamente amato e da qui parte una solita commedia romantica che vabbè è più o meno come tutte le altre.

MA la cosa più importante è che questa è la metafora della sega.
Cioè... la mano destra. Una ragazza.

Non so cosa aggiungere. Nuovi livelli di masturbazione, davvero. Dovrebbero farci un porno, anzi dopo guardo su internet se c'è la versione Hentai.

L'Incipit è geniale, il resto è mancia.


UPDATE: il porno c'è ma non era esattamente quello che mi ero immaginato:

http://e-hentai.org/l/d/s/110/

To Aru Majutsu no Index: Oh ma un pò di azione, qui?



Siamo in un mondo dove tutti gli Esper (persone dotati di poteri paranormali collegati a fenomeni scientifici) studiano in una città formata solo da vari licei che risponde al nome di Gakuen Toshi. Tra le migliaia di studenti che vengono catalogati a seconda della potenza della loro capacità speciale da 0 a 5 c'è il solito sfigato protagonista dei tre quarti degli anime giapponesi: Tōma Kamijō.
Toma è un Level 0 con una particolare peculiarità, infatti la sua mano destra può dissolvere ogni potere speciale e (secondo le spiegazioni date durante l'anime) questa stessa mano dissipa anche la sua fortuna.
Un giorno, durante la solita routine di piccole sfighe, Toma trova sul suo balcone la piccola Index (indice), una bambina che dice di possedere 103.000 grimori proibiti e di essere braccata dalla Chiesa Puritana Inglese per questo.
Toma ovviamente non le crede e dopo qualche gag i due si separano fino a qualche ora più tardi dove il ragazzo troverà la piccola Index ferita davanti a casa e dovrà fare i conti con una figura che nessuno credeva potesse esistere in un mondo devoto alla scienza: un mago!


Secondo me To Aru Majustu no Index è un sacco di idee buone messe insieme ma usate male.
Per prima cosa, che è anche la cosa di minor importanza, da mettere in discussione è la mitologia del regno della magia che si basa sulla chiesa facendo un polpettone di un sacco di cose come il mana, le leggende del cristianesimo, l'ebraismo etc... fino a culminare a monaci che da una chiesa in culo al mondo prestano il loro potere per far sparare raggi laser a dei cavalieri in Giappone. Questo non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto perchè a differenza di Occult Academy il polpettone che si crea qui lo si prende sul serio. Ma questo è di certo solo il mio punto di vista.
La vera cosa che mi fa girare le palle in questo cartone è lo sfruttamento della mano destra in relazione al personaggio. Toma dovrebbe essere l'apice della sfiga perchè su di lui nulla di anormale può funzionare e perciò compromette anche la sua fortuna - non si capisce perchè visto che la sua mano funziona al tocco, ma ammesso che la fortuna stessa sia un potere paranormale la cosa ci può anche stare- e questo crea delle mini gag all'inizio e poi basta.
Poi Toma diventa un superfigo che combatte i nemici a mani nude e gli scardina le mascelle a suon di cazzotti e questo lo pone sotto l'ottica del ragazzo cool che picchia maghi , alchimisti e evocatori. Eppure qui non c'è un crescendo, Toma è sempre stato così forte? La sua potenza che và un poco più in là di quella di un normale ragazzo del liceo a cosa è dovuta? E soprattutto perchè la fatidica mano destra non gli crea problemi di sfortuna durante i combattimenti, ma solo nei momenti gag?

Il fatto è che a saperla gestire questa storia della sfiga si poteva far venire fuori una bella storia di crescita personale in cui il protagonista riusciva nel suo intento nonostante tutto, invece è stata gestita male e la sfiga si vede solo quando il ragazzo pesta il panino del pranzo con i piedi nudi. Bah.

Altro elemento non sfruttato è proprio Index, la Loli che da il nome al titolo per gran parte della serie ha un ruolo meno che marginale, addirittura per ben tre archi narrativi non è praticamente presa in considerazione nel minutaggio della puntata se non per una battuta e un sorriso.

Nonostante tutti i difetti che ho trovato, To Aru Majustsu no Index è un vero successo in patria di cui l'anime è solo l'ultima incarnazione dopo le Light novel e il manga. Esiste una seconda serie omonima con un 2 alla fine e lo spin-off To Aru Majutsu no Railgun, incentrato su una ragazza che compare nella serie che è un'Esper a livello 5.

martedì 22 marzo 2011

INFORMAZIONE GRATUITA

Sulla questione del Giappone e ciò che sta avvenendo nella disastrata patria di Gundam in Italia le testate giornalistiche stanno ammaestrando il lettore somministrandogli ampie dosi di Sci - Fi Fiction di esodi biblici e spinaci mutanti.

Mi sembra giusto segnalarvi che altre fonti, nostri connazionali che vivono nel paese del Sol Levante, dicono questo:

http://giapponemonamour.blogspot.com/2011/03/lettera-aperta-gianpaolo-visetti.html

L'articolo incriminato è questo:

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/20/news/tokyo_capitale_in_agonia-13852633/?ref=HRER3-1/

e poi,

http://tokyo40hrz.wordpress.com/2011/03/16/il-caos-calmo-di-tokyo-in-fila-per-fuggire-sul-treno/


Felice di avervi risparmiato la fatica di stare a cercare informazioni in internet.

giovedì 17 marzo 2011



























la lista è in costante aggiornamento.

fonte: https://spreadsheets.google.com/lv?authkey=CMuhlv8M&authkey=CMuhlv8M&hl=en&hl=en&key=tb1NuX_VLWlneqTKA7zcJsg&type=view&gid=1&f=true&sortcolid=-1&sortasc=true&rowsperpage=250

mercoledì 16 marzo 2011





Cadi sette volte, rialzati otto.

lunedì 7 marzo 2011

La fine è il mio inizio sta arrivando.

Non riesco a non scriverlo: la versione cinematografica de "La fine è il mio inizio" sta per arrivare nelle sale italiane.
La fine è il mio inizio è la storia di Tiziano Terzani, un giornalista che ha girato il mondo quando non potrevi farlo senza temere per la tua vita, che ha raccontato di civiltà millenarie come quelle asiatiche sapendo perdersi nella loro immensa cultura.
Tiziano Terzani è un maestro, i suoi libri sono immensi e pregni di storie, religione, superstizione, vita, pensieri e ragionamenti.
Tiziano Terzani è uno che è stato capace di fare sognare milioni di persone con i suoi libri, che ha tenuto al corrente altrettante persone dell'oriente e delle sue condizioni quando internet ancora non esisteva.

Per Dio, quest'uomo ha vissuto la guerra del Vietnam con i fucili puntati addosso e armato solo di una macchina fotografica, è andato a passare il capodanno nel villaggio segreto del più potente Signore della Droga orientale. Ha avuto a che fare con i Khmer Rossi, è stato espulso da statie ha girato tutto il mondo. Più volte.
E la cosa più bella è che ha sempre imparato qualcosa di nuovo, riportandola sui suoi libri e insegnandola a noi, perchè potessimo imparare dall'immensa bellezza del mondo e delle sue sfaccettature.

Ci troviamo al cospetto di un uomo che davanti alla morte ha cercato di scoprire - o riscoprire- ancora una volta il mondo, quando ormai avrebbe dovuto solo riposare ("Un altro giro di giostra") e che oramai prossimo allo spirare, in una sorta di ascetismo in cui si era rinchiuso nella sua amata India, richiama il figlio per narrargli la bellezza di una vita intera in quello che poi sarà il suo ultimo capolavoro: "La fine è il mio inizio".

Tiziano Terzani era e sarà sempre un grande. Un italiano. Uno che definiva i manga "giornaletti sadomaso". Uno che pensava di dover passare la sua vita tra le macchine da scrivere nell'azienda dell'Olivetti, ma poi a trent'anni...





P.s.: non so come sarà il film ma se siete andati a vedere Checco Zalone e non andate a vedere "La fine è il mio inizio":

1- uccidete una piccola parte di voi, la fate morire di fame perchè ognuno di noi ha un minuscolo IO che deve essere nutrito di cose importanti.

2- non valorizzate una figura che si meritava almeno dieci volte di più di quello che ha avuto in vita.

3- siete esseri umani di serie B.

sabato 5 marzo 2011

UGLY AMERICANS



Aggiornare il blog sta diventando sempre più faticoso e noioso, perciò lo faccio raramente e su cose che valgono davvero la pena. Per una sorta di giustizia divina quando scriverò bene si tratterà di cose assolutamente perdibili mentre quando la recensione sarà carente (come in questo caso) si tratterà di cose belle.
UGLY AMERICANS è una serie televisiva geniale, disegnata con un tratto che forse - magari- ci si azzarda- potremmo definire indi.
Mark Lilly è un giovane assistente sociale in una New York che è molto diversa da quella che conosciamo; nel mondo di Mark infatti i mostri sono una realtà in crescita che lui aiuta ad integrarsi in una società moderna e civilizzata.
Mark perciò sarà al centro di storie borderline dove diavoli italoamericani ripudiano i figli, gorilla giganti soffrono di manie ossessivo compulsive e robot eiaculano contro ogni persona.
Se ciò non bastasse intorno al povero essere umano ruotano una serie di figure squisitamente costruite che gli renderanno la vita impossibile, come il suo coinquilino e amico d'infanzia che per far colpo su una ragazza si è trasformato in uno zombie, il suo collega di lavoro che è la versione alcolizzata e depressa di Mago Merlino oppure la sua ragazza - nonchè capo- Callie che è un mezzo demone con tutto quello che ne consegue...
Insomma per 14 puntate non ci sarà da annoiarsi, le puntate sono gestite come un serial televisivo alla scrubs con il pensiero del protagonista nell'intro e nell'outro e saranno l'una indipendente dall'altra.
Irriverente e gore, divertente e ignorante questo UGLY AMERICANS è consigliato a tutti.

Soprattutto per gli uomini uccello che combattono a colpi di pene e comunicano solo con l'inflessione della frase "succhiami le palle."