venerdì 6 maggio 2011

RE DELL'IGNORANZA.

CENTOMILA.

In ritardo come in ogni celebrazione di questo blog (vedi post sul primo anno di vita)arrivano i festeggiamenti su G.G.
Non è ancora diventato il sito di riferimento per la Nerd pride ma ci si sta lavorando e il fine ultimo è diventare così famosi da poter comprare un orso e uno stambecco e farli combattere circondati da dei pavoni in piazza del Duomo.
Fino ad adesso non è ancora possibile, comunque ecco dei disegni fighi fatti da disegnatori altrettanto fighi per omaggiare le centomila famigerate visite:




Andrea Strarosti (Bredan, Perfect Echo)



Fedreico Sfascia (Giada, Giustizia Arbitraria)



Riccardo Farina (Heavy Metal)

Il piano è questo:
1- Prendete l'immagine che vi piace di più.
2- Stampate l'immagine che vi piace di più su una maglietta.
3- Indossate la maglietta.
4- Fate cose oscene con la maglietta addosso al grido di "G.G. Akbar!"
5- vediamo chi finisce per primo sul telegiornale. Nella cronaca nera.

domenica 1 maggio 2011

Astarotte no Omocha!: quella volta che ho perso l'innocenza.



Io gli anime, i videogiochi e i fumetti li recensisco solo quando ho finito di vederli. Perchè almeno ho una visione completa dell'oprea e non giungo a giudizi affrettati e infatti non ho ancora parlato di Kuragehime o Mitsudomoe.
Ma questa volta il caso è diverso. Questa volta devo parlare dell'anime prima di averlo finito perchè è...è... TROPPO.
Prima di raccontarvi la trama mi sento in dovere di dire che il progetto Astarotte no Omocha! comprende Yui Haga a cui si può perdonare tutto dopo il mitico Baka to Test to Shōkanjū.
Ma veniamo alla trama.
Astarotte "Lotte" Ygvar è la principessa di uno dei nove regni (anche qui i giapponesi pescano a piene mani dalla mitologia nordica per fare un polpettone di robe incredibili, ma fa niente), ha una buffa coda rosa che termina con un cuoricino gli occhioni verdeazzurri e i capelli biondi. ASTAROTTE HA 10 - DIECI- ANNI.
LA giovane principessa vive felice ma ha un grosso problema perchè le Succubs devono avere un harem maschile e lei odia gli uomini. Fino a qui tutto molto divertente se non fosse che l'harem è obbligatorio visto che senza di quello le Succubs muoiono.
Ora, a cosa serve esattamente l'harem? L'harem deve essere riempito di maschi dai quali la principessa CHE HA DIECI ANNI deve trarre il suo nutrimento vitale: LA PRINCIPESSA PER VIVERE DEVE SUCCHIARE LO SPERMA.

DIECI ANNI, SPERMA.

Ora io non so come cazzo si possa fare che una bambina di dieci anni deve succhiare sperma per vivere ma è abbastanza... esagerato. Anche per i giapponesi.
L'anime per ora si presenta come una commedia priva di tratti hentai, ma nel secondo episodio si scopre che il lattre che beve la principessina è munto da una sua cameriera.

Fate voi.

sabato 30 aprile 2011

THOR




DIO.
DEL.
TUONO.

Ad una seconda visione: risibile e non pervenuto - il dio e il tuono-.
Fermatevi alla prima.

sabato 23 aprile 2011

Ma i giapponesi come vedono gli italiani?



Hetalia Axis Powers.

Copia e incolla su google. Guardate un paio di episodi che durano 5 minuti l'uno e datevi da soli una risposta.

Kannagi. Recensione sottotono.



Kannagi. Che dire?
LA storia inizia con Jin, uno school boy tipico di ogni anime Giapponese che scolpisce da un ceppo di albero sacro (Kannagi) l'idolo di una dea che magicamente prende vita sottoforma della piccola loli Nagi.
Nagi dice di essere una dea e OVVIAMENTE Jin le crede. I due vivono insieme e hanno tante belle avventure e disavventure.
Dietro una trama così semplice c'è da storcere il naso ma la verità è che Kannagi ne ha più di una freccia nel suo arco:
Per prima cosa la comicità, non troppo spinta o parodistica ma comunque sempre presente come quando Nagi imita le supereroine in TV per sconfiggere le imputià (minuscoli insetti venefici di cui non viene spiegato nulla!) oppure come nella puntata in cui NAgi si chiude nell'armadio e non vuole più uscire o ancora quando si crea il dubbio che Jin sia homo o il fake trailer del cartone che vede NAgi in tv etc.. etc... beh avete capito che c'è tanta roba.
Poi Kannagi butta un sacco di carne al fuoco come il fatto che Nagi debba sconfiggere le sopracitate impurità oppure come qunado fa di tutto per diventare una simil-idol perchè attirando a sè i "credenti" il suo potere di dea cresce ed infine c'è sempre quel pizzico di harem che non fa mai male.

Ma il vero pregio di Kannagi è l'animazione. E non sto parlando solo di quel pizzico di estro registico che fa chiudere le scene con il cambio scena a cerchio a svanire sul nero come i vecchi film comici, ma parlo proprio delle qualità delle animazioni che nella maggior parte delle puntate - soprattutto le prime- è davvero a livelli altissimi e gli sviluppatori di A-1 Pictures lo sanno che è questo è il loro pezzo forte e fanno di tutto per fartelo capire, basta osservare le piccole mosse di ogni spostamento e la scena in cui Jin si lava i denti.

Tralasciando amenità come il taglio sul naso di Jin sul naso che si rifà alla fine dell'anime perchè così "è un cerchio che si chiude" oppure robe irrazionali tipiche però degli anime giapponesi, - il parde di Jin non c'è, dov'è? Non telefona mai? Come fa Jin a far passare NAgi come sua sorella? Come può Jin accettare semplicemente NAgi come dea e farsi delle domande solo alla fine? E poi ce ne sarebbero altre ma elencarle tutte è dura...- questo Kannagi è scritto e diretto bene, ha ottime animazioni e raggiunge dei livelli davvero interessanti.

venerdì 22 aprile 2011

PRO: la superputtana.



Lo One-Shot del 2002 scritto da Ennis e disegnato da Amanda Conner è un capolavoro d'irriverenza come tutte le opere dello scrittore di Preacher, Hitman e The Boys.
Ennis ci indottrina con la sua politica per la quale l'eroe non è necessario e piuttosto che minacce cosmiche alla Darkseid preferisce la dura e tremenda realtà.
Pro sarebbe un capolavoro di neorealismo se non ci fossero di mezzo i supereroi che , al solito, fanno una figura di merda quando è Garth Ennis a dirigerli.
Ed eccoci catapultati in un mondo dove i supereroi che proteggono la terra sono una J.L.A. di bimbiminkia, bambocciona ma non così distante dalla realtà come si crede - tra le altre cose Ennis riprende anche la vecchia polemicha dell'omosessualità tra Batman e Robin e ci gioca con gusto- che è impegnata a difendere la terra da avversari idioti quanto loro come i supercattivi Avverbio, Nome, Verbo e Aggettivo (perchè i nomi erano finiti, ci viene spiegato).
Oltre al mondo delle fantastiche battaglie in cielo, però, c'è la dura realtà dei vicoli dove una donna è costetta aprostituirsi per mantenere il figlio. Ovviamente entra in campo l'alieno maniaco osservatore che eccitato dalla donna decide di donargli i superpoteri perchè "in ogni uomo c'è il seme dell'eroe".

ED ecco accadere di tutto. LA donna si trasforma in Pro e si unisce alla "Lega dell'Onore", ma i caratteri bamboccioni e illusi di questi eroi non sono compatibili con una che ha vissuto la dura (la PIù DURA) realtà di ogni giorno.

Tra incoprensioni, piscia in faccia ai nemici, parolacce e superpompini con getti di sperma che abbattono aerei il rapporto tra il supergruppo si complica finchè Ennis esprime per bocca di Pro una parte fondamentale del suo pensiero: non servono eroi a questo mondo, servono persone con le palle di bombardare ospedali per ammazzare cellule terroristiche.
E tira fuori anche un discorso che aveva fatto Umberto Eco - se non sbaglio- tanto tempo fa che stringi stringi è che i supereroi combattono i supercattivi ma non capiscono che il male è qualcos'altro all'interno della società che spinghe una mamma a succhiare i cazzi per mantenere il figlio.

Alla fine un grande fumetto.

Fa parecchio ridere, comunque.

giovedì 21 aprile 2011

Isekai no Seikishi Monogatari: figa e Mecha.



Masaki Kajishima è un figo. Lo è da quando ha creato Tenchi Muyo! e ci ha causto tutte quelle piccole, prime e imbarazzanti erezioni.
Ecco che ad un certo punto il buon Masaki arriva ai piani alti della AIC e dice di cagare fuori il quattrino perchè "ho un'idea come Tenchi Muyo ma con più figa. E poi ci sono i robot che combattono".
Allora tu che sei il capo della AIC che fai? Non gli tiri fuori la mazzetta di banconote?
E così è stato.
E noi ci ritroviamo tra le mani Isekai no Seikishi Monogatari, una specie di Spin- off di Muyo, con più figa e i robotti che combattono.
Ora, il design dei mecha non è quello di Gadgadget e la figa non è quella di Tenchi Muyo, ma rima nesmpre una buona prova.
In una dimensione che ha un pò del fantasy e un pò di quel confuso che sembra girare in testa ai giapponesi che in Index vedono la Chiesa come setta magica e qui me la ritraggono come culla di una scienza mistica, si muove il magnifico Kenshi Masaki che è legato in qualche modo a Tenchi Masaki, ma questo ve lo cercate voi sul web.
Kenshi è capace di fare tutto, è un grande lavoratore, mitico atleta, fa innamorare le donne ed è anche un grande combattente. Inutile dire che non ispira simpatia.
In una prima puntata che sembra essere la stessa scena ripetuta 4 volte vediamo Kenshi che passa da attentatore alla vita di Lashara Earth XXVIII (una Loli di nobili origini) a suo servitore.
Fin qui è tutto apposto, ci sono i mecha e combattono.

POI.

MEtà serie- fai sei puntate- in cui non accade nulla e Kenshi è in una cazzo di scuola per Seikishi (esseri umani che guidano i robot. Si chiamano in modo strano perchè anche i robot non si chiamano robot ma Seikijin) che fa il gallo circondato da un sacco di tipelle.

Non sarebbe così disdicevole se una puntata non durasse 45 minuti. E io me le sono viste TUTTE.

Poi, dopo che Kenichi ha fatto il gallo scoppia la guerra totale. E ci si diverte un pò di più.

Anche in questo anime il ruolo della donna è pessimo, visto che i piloti maschi sono pochi, infatti, spetta alle donne farsi il culo e anelare lo sperma maschile per la discendenza. O robe simili, ma non ci vado molto lontano.

Se si evitano i paragoni con altri cartoon di genere il prodotto ne esce bene, se invece ci metti in mezzo LAgann e Evangelion ne esce con le ossa rotte.

Postilla: perchè copiare evangelion con il cavo della corrente se i robotti sono maggggici?
Postilla 2: di solito negli anime ci sono i jingle nelle scene fighe. Qui no. C'è una theme song pessima.
Postilla 3: Una regia in alcuni punti davvero scandalosa, che ci vuole un post solo per analizzarla e non tengo voglia. Vi basti sapere che non è saggio omettere le cose fighe di un cartone, quando queste accadono.

venerdì 15 aprile 2011

E' da un sacco che ti stavo aspettando: Alien v.s. Ninja.




... ed è in italiano!

A Seiji Chiba devono piacere due cose: manga e Power Ranger. E in questo film si vede, eccome.
Ricordate i mitici villaggi ninja di Koga ed Iga, di Basiliskiana memoria? Bene, aggiungeteci un Predator che è un pò Tremors e un pò Graboid, un pò delfino e soprattutto è parecchio un uomo con addosso un costume che gli fa pure le pieghe attorno al pacco ed avrete tutti gli elementi che compongono alien v.s. ninja.
Se Yoshihiro Nishimura e Naoyuki Tomomatsu con le loro opere si confermano gli sbruffoni dell'oriente mantenendo uno stile delirante e dai colori caldi che lo rendono irreale, la produzione di Chiba versa da tutt'altra parte puntando su spudorata gommapiuma ed effetti in CG che hanno un certo spessore ma vengono usati con il contagocce.
I personaggi che compongono il cast sono tutti al loro posto e ritagliati con simmetria, senza badare di cadere nello scontato: il bello tenebroso, il protagonista spavaldo, la stupenda ninja e l'immancabile ciccione comico che ci sta sempre bene nei movie orientali (pure nei film di To, che cazzo...).
Chiba non si fa spaventare dal lavoro che ha davanti nel trattare un'invasione aliena nell'epoca di Edo e ci fa godere delle sue geniali idee (patetici stilomi?) come i ninja dall'appeal alternativo o quelli con le maschere antigas e pugni di metallo con lame estraibili costringendoci sempre in situazioni gore-comiche alla Noboru Iguchi.
Impagabili i combattimenti, soprattutto quello iniziale. Puro Anime.

L'unico difetto di Alien v.s. Ninja è che è così poco trash che potrebbe presentarsi ad una schiera di non estimatori del genere, correndo così il rischio di non essere capito.

martedì 12 aprile 2011

Magic Art 2: perchè sono proprio belle.

Prendi una stupenda Damnation Textless e sommala a ...




... una IRA DI DIO Textless, bellissima già di suo:




e ottieni l'Apoteosi:




Questa si commenta da sola:



Carta con esplosioni e fuoco, come realizzata:



Ma questa rende di più l'idea di bruciato:



Questa è quella che potete sbustare:



Questa è la versione Alien Queen:

lunedì 11 aprile 2011

Magic ART.

Questa è l'originale:



Questa, invece, è arte:






sabato 9 aprile 2011

LOVELY COMPLEX: recensione che avrà errori ortografici.




Io in Lovely Complex ci credevo, cazzo.
Ci credevo perchè se sei alto 1.64 in fondo in fondo sogni sempre di montarti la giumenca più grossa del villaggio, perciò questo anime mi colpisce nell'intimo.
OTani è alto 1.54 - perciò una persona che soffre di nanismo, presumo, ergo non può essere figo come è figo nel fumetto... non può davvero andare a canestro ed essere un campione di basket!- mentre Risa è alta 1.72 e per qualche motivo in giappone le tipe alte un metro e settantadue sono delle mutanti. Forse perchè sono tutti bassi. Forse perchè Risa (come Otani) soffre di una doppiatrice con crisi di gonorrea che fanno sembrare ogni usa battuta un lamento di chi si scioglie dentro ad un cesso. Sempre se la gonorrea è un tipo di diarrea, sennò bisogna correggere e scrivere al posto di gonorrea diarrea.
Riusciranno i due ragazzi nel fiore dell'età a superare il loro complesso per la statura ed innamorarsi?
CAzzo la risposta è si.
Si perchè Otani e Risa sono uguali in tutto quello che fanno, sono ognuno l'altra metà della mela, il cielo e il sole, un cuore solo... beh sono identici. Ridono insieme, ascoltano Umibozu - un rapper giapponese di cui sono malati- e vanno male a scuola.
I due sono così tanto in sintonia che a scuola sono conosciuti come un duo comico molto famoso in giappone, gli "All Hanshin Kyojin".
Tutto questo fa male alla storia, fa male perchè anche se nei soliti anime d'amore sai dove andrà a quagliare la quaglia qui la cosa è così spudorata che dal primo episodio ti viene da dire "okay, non perdiamo tempo: fottete." e questo non fa bene all'evoluzione della love story. Mettere due personaggi uguali che devono interagire sentimentalmente è come iquadrare per venticinque puntate uno che non riesce a masturbarsi: e' snervante vedere che non riesce ad afferfrarsi la salamella che ha tra le gambe.
La comicità dell'anime è in gran parte incentrata sul cabaret giapponense, con tanto di schiaffetti corretivi e qualche gioco di parole... capite che ad un italiano la cosa non può piacere.
Quest'anime è talmente insulso - SPOILER- che quando Risa si confessa ad Otani lui non capisce e continua a non capire con un sistema di "personaggio stupido + malinteso" che è snervante per più di tra puntate in cui Risa praticamente gli dice che si vuole far sturare le tube di falloppio dal suo seme e lui continua a non capire, l'apice è quando sono soli in una stanza e lei gli racconta del ragazzo che le piace e termina il discorso con "è in questa stanza". Lui, per Dio, non ci arriva comunque in modo celere- FINE SPIOLER- che chi lo guarda deve più volte convincersi di non mollare la visione.
Poi che altro? Ah, si! Ad un certo punto gli sceneggiatori si accorgono che l'anime sta per finire e che hanno fatto tipo 20 puntate solo su Risa che piange -ò tra l'altro c'è da riconsiderare il ruolo della donna in Giappone perchè sta pora fiula non è solo il carattere debole, è prorpio l'umiliazione di chi si prostra col culo in fuori per farsi bacchettare da un nano con i suoi commenti e i suoi rifiuti (fetish anime!?!)- e alllora decidono di tirare fuori dal cilindro TUTTO. Ma davvero TUTTO.
Delusionilitigitradimentibacinascosticoppiechesenbranoesploderepoinoevalorichevengomessiindiscussioneall'improvvisoesicurezzechecrollano. Tutto i tre puntate. Facendo terrorismo sui comprimari dell'anime per di avere qualcosa da mostrare.

Lovely Complex ha la prima puntata che è uguale alla storia di Toradora!, e piuttosto di sprecare tempo con le altra 24 mi riguardo un piccolo capolavoro di love anime come Toradora!.

lunedì 4 aprile 2011

Seto No Hanayome



Prima di Dokuro-chan ero convinto che negli anime giapponesi ci fossero solo guerrieri che facevano esplodere la gente colpendo gli Tsubo e giggamazzingarobòt che difendevano la terra. Con Dokuro ho capito che gli anime possono fare ridere. Parecchio.
Dopo Dokuro-chan e le sue follie splatter no-sense raramente ho incontrato anime che lo eguagliassero in fatto di comicità, solo Baka to test to shōkanjū è stato in grado di surclassare l'angelo omicida armato di Excalibong di nome Dokuro.
Ed ecco che finalmente un'altra perla mi cade tra le mani con "Seto No Hanayome", una commedia- parodia- sentimentale che raggiunge livelli di idiozia invidiabili e che riesce davvero a fare ridere.
Con un citazionismo (anche grafico, basti vedere solo le scene alla Hokuto No Ken) che credevo in forze solo a film americani demenziali e nella mitica matita di Leo Ortolani, Seto No Hanayome ci catapulta in un mondo popolato da personaggi assurdi che fanno cose assurde... ed è tutto così bello!

Nagasumi Michishio è il solito ragazzino sfigatogiappotuttimiodiano che sogna il primo bacio durante le vacanze al mare nella pausa estiva, un giorno mentre fa il bagno rischia di affogare e viene salvato dalla bellissima sirena Sun Seto che contravvenendo le leggi dei Tritoni si rivela ad un umano. Nagasumi si vede costretto a sposare la giovane sirena per salvarle la vita.

Okay, fino a qui la trama è una merda. O quantomeno è spudoratamente banalotta... ma ecco che il potere del Sol Levante si scatena con il colpo di genio: la famiglia di Sun è composta interamente da Tritoni - YAKUZA!!!!

Capolavoro d'idea fa nascere una sfilza infinita di gag che tengono compagnia per 26 puntate che passano in un soffio fino al finale che se vogliamo è magico oppure nello stile di molti anime giapponesi si parla di "metafora", comunque esageratissimo.

Anime figo e consigliato.

Dieci più per i genitori che disconoscono Nagasumi ogni dieci minuti.

Dieci e lode per i momenti homosex.

domenica 27 marzo 2011

Paul: l'e.t. che fuma e dice parolacce.




E se un giorno due nerd inglesi in vacanza in america incontrassero un alieno maleducato, logorroico e che si fuma pure le canne?
E se a presso di questo alieno e dei suoi due compagni ci stessero non solo un tosto M.I.B., ma anche un paio di agenti idioti e un padre ultrareligioso dal grilletto facile?



Io amo Simon Pegg e amo Nick Frost. Li amo prechè mi hanno fatto ridere davvero un sacco ai tempi di Shaun of the Dead e hanno ripetuto l'impresa con Hot Fuzz. Due attori che sulla scena si completano e creno gag a volte troppo "inglesi" ma sempre funzionali.
Amo il modo in cui hanno preso per il culo prima il genere Horror e poi il Poliziesco (vedi anche Action) e anche con Paul i due amici si cimentano nell'impresa di ridicolizzare lo Sci-fi con un ottimo risultato.
L'unica cosa che manca in Paul è Edgar Wright alla regia, ma non per una qualche incompetenza di Greg Mottola, piuttosto perchè m'immagino Pegg, Frost e Wright come tre allegri compagni di bevute con ampio senso di cameratismo che creano film a tavolino durante una sessione intensiva di bevuta di Guinness.
I personaggi sono magistrali, su tutti quello più affascinante è Ruth ma il dilemma della ragazza iper-credente che si trova innanzi all'alieno Paul che sbriciola le convinzioni di una vita è stato snocciolato in pochi minuti; probabilmente il dramma che ne scaturiva poteva riempire una trilogia tutt'altro che comica e così con un "tocco" di mano aliena hanno preferito preservare il tono da commedia (giustamente), anche le piccole partecipazioni delle varie star sono particolarmente azzeccate e l'identità del "Big Boss" è un colpo di classe extradiegetico.
Un film che deve molto alle pellicole americane degli anni passati che trattano di extraterrestri, soprattuto quelle di Steven Spielberg.

Unico tasto dolente - per gli americani-: in questo film (inglese) tutti i personaggi made in U.S.A. sono cattivi o idioti o disgraziati.

Rivedere il mito di E.T. non era difficile, ma Pegg e compagni non si sono adagiati sugli allori (vedi Machete) e hanno sfornato l'ennesima commedia gioiello.

sabato 26 marzo 2011

The Last Lovecraft: Relic of Cthulhu



Millenni fa, il dio stellare Cthulhu giunse sulla terra per soggiogarla ai suoi voleri, uccidendo i dinosauri e costruendo la sua capitale, la città di R'lyeh in mezzo all'oceano.
Il mostro galattico, però, non aveva fatto i conti con gli Shoggoth che allora calcavano la terra con le loro forme mostruose seguendo gli ordini degli Antichi Dei.
Tra Cthulhu e gli Shoggoth iniziò una guerra terribile che raggiunse il suo culmine con la caduta di un metorite sulla terra e con l'inizio dell'era glaciale. Cthulhu allora si sigillò nelle profondità dell'oceano e gli Antichi Dei scapparono sulle Montagne della follia.

Passiamo ai giorni nostri.
Jeff (Kyle Davis) e il suo amico Charlie (Devin McGinn) sono due impiegati scontenti del loro lavoro, tutto il giorno rinchiusi in un box a cercare di compiacere il loro capo, ma un giorno tutto cambia!
Jeff è infatti l'ultimo discendete di H.P.Lovecreaft e deve custodire la reliquia che se unita ad un altro manufatto forma la chiave per il ritorno di Cthulhu.
Ovviamente i due ragazzi si trovano tra l'incudine e il martello con la Progenie Stellare (un mezzo Polpo umanoide con chili di trucco addosso) e i vari cultisti che vogliono fagli le penne e l'unico alleato nella ricerca del Capitano Olaf ( un vecchio che a quanto pare ne sa parecchio di mostri marini) è un super nerd di nome Paul.

Tralasciando le varie problematiche di CG legate probabilmente al budget ridotto, il regista Henry Saine confeziona una buona prova nel campo delle commedie horror, la sceneggiatura di Devin McGinn fa un pò d'acqua in un paio di parti ma riesce comunque a creare un buon ritmo con battute non immediate e gag semplici.
La recitazione forse non è tra le migliori ma i personaggi sono ben caratterizzati e soprattutto il Capitano Olaf esce geniale con i suoi ricordi che scimmiottano il film "Lo Squalo" di quando i pesci lo hanno violentato e di quando, sempre gli stessi esseri marini, gli hanno pisciato addosso.

Da quel che ricordo delle mie letture di Lovecraft c'è qualcosa di profondamente sbagliato nella ricostruzione del mito, sicuramente la storia del discendente e dell'artefatto sono inventate ai fini della trama ma anche la storia della meteora (per ovvi motivi) non mi suona bene...

Un film abbastanza divertente ma che non raggiunge i livelli de "L'alba dei morti dementi".

Midori No Hibi: nuovi livelli di masturbazione.



Seiji Sawamura è un duro, nelle risse è il terrore dei nemici e il flagello delle bande rivali, anzi, lui è una banda di un solo uomo.
Saiji è il "braccio destro del diavolo" e con il suo mitico gancio destro è in grado di mettere al tappeto ogni avversario.
Saiji però... è solo. Da anni il pericoloso liceale cerca una ragazza ma fino ad ora ha totalizzato solo 22 due di picche, un record imbarazzante che non ha intenzione di rivelare a nessuno, ma oramai è convinto che l'unica amante nella sua vita sarà la mano destra con cui - presumo- si tratulla come ogni liceale che si rispetti.
Ma un giorno, al suo risveglio accade il miracolo: al posto della "mano destra del diavolo" c'è una giovane fanciulla miniaturizzata!!!

La piccola Midori si sente subito a suo agio ad essere la mano destra del ragazzo che ha sempre segretamente amato e da qui parte una solita commedia romantica che vabbè è più o meno come tutte le altre.

MA la cosa più importante è che questa è la metafora della sega.
Cioè... la mano destra. Una ragazza.

Non so cosa aggiungere. Nuovi livelli di masturbazione, davvero. Dovrebbero farci un porno, anzi dopo guardo su internet se c'è la versione Hentai.

L'Incipit è geniale, il resto è mancia.


UPDATE: il porno c'è ma non era esattamente quello che mi ero immaginato:

http://e-hentai.org/l/d/s/110/

To Aru Majutsu no Index: Oh ma un pò di azione, qui?



Siamo in un mondo dove tutti gli Esper (persone dotati di poteri paranormali collegati a fenomeni scientifici) studiano in una città formata solo da vari licei che risponde al nome di Gakuen Toshi. Tra le migliaia di studenti che vengono catalogati a seconda della potenza della loro capacità speciale da 0 a 5 c'è il solito sfigato protagonista dei tre quarti degli anime giapponesi: Tōma Kamijō.
Toma è un Level 0 con una particolare peculiarità, infatti la sua mano destra può dissolvere ogni potere speciale e (secondo le spiegazioni date durante l'anime) questa stessa mano dissipa anche la sua fortuna.
Un giorno, durante la solita routine di piccole sfighe, Toma trova sul suo balcone la piccola Index (indice), una bambina che dice di possedere 103.000 grimori proibiti e di essere braccata dalla Chiesa Puritana Inglese per questo.
Toma ovviamente non le crede e dopo qualche gag i due si separano fino a qualche ora più tardi dove il ragazzo troverà la piccola Index ferita davanti a casa e dovrà fare i conti con una figura che nessuno credeva potesse esistere in un mondo devoto alla scienza: un mago!


Secondo me To Aru Majustu no Index è un sacco di idee buone messe insieme ma usate male.
Per prima cosa, che è anche la cosa di minor importanza, da mettere in discussione è la mitologia del regno della magia che si basa sulla chiesa facendo un polpettone di un sacco di cose come il mana, le leggende del cristianesimo, l'ebraismo etc... fino a culminare a monaci che da una chiesa in culo al mondo prestano il loro potere per far sparare raggi laser a dei cavalieri in Giappone. Questo non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto perchè a differenza di Occult Academy il polpettone che si crea qui lo si prende sul serio. Ma questo è di certo solo il mio punto di vista.
La vera cosa che mi fa girare le palle in questo cartone è lo sfruttamento della mano destra in relazione al personaggio. Toma dovrebbe essere l'apice della sfiga perchè su di lui nulla di anormale può funzionare e perciò compromette anche la sua fortuna - non si capisce perchè visto che la sua mano funziona al tocco, ma ammesso che la fortuna stessa sia un potere paranormale la cosa ci può anche stare- e questo crea delle mini gag all'inizio e poi basta.
Poi Toma diventa un superfigo che combatte i nemici a mani nude e gli scardina le mascelle a suon di cazzotti e questo lo pone sotto l'ottica del ragazzo cool che picchia maghi , alchimisti e evocatori. Eppure qui non c'è un crescendo, Toma è sempre stato così forte? La sua potenza che và un poco più in là di quella di un normale ragazzo del liceo a cosa è dovuta? E soprattutto perchè la fatidica mano destra non gli crea problemi di sfortuna durante i combattimenti, ma solo nei momenti gag?

Il fatto è che a saperla gestire questa storia della sfiga si poteva far venire fuori una bella storia di crescita personale in cui il protagonista riusciva nel suo intento nonostante tutto, invece è stata gestita male e la sfiga si vede solo quando il ragazzo pesta il panino del pranzo con i piedi nudi. Bah.

Altro elemento non sfruttato è proprio Index, la Loli che da il nome al titolo per gran parte della serie ha un ruolo meno che marginale, addirittura per ben tre archi narrativi non è praticamente presa in considerazione nel minutaggio della puntata se non per una battuta e un sorriso.

Nonostante tutti i difetti che ho trovato, To Aru Majustsu no Index è un vero successo in patria di cui l'anime è solo l'ultima incarnazione dopo le Light novel e il manga. Esiste una seconda serie omonima con un 2 alla fine e lo spin-off To Aru Majutsu no Railgun, incentrato su una ragazza che compare nella serie che è un'Esper a livello 5.

martedì 22 marzo 2011

INFORMAZIONE GRATUITA

Sulla questione del Giappone e ciò che sta avvenendo nella disastrata patria di Gundam in Italia le testate giornalistiche stanno ammaestrando il lettore somministrandogli ampie dosi di Sci - Fi Fiction di esodi biblici e spinaci mutanti.

Mi sembra giusto segnalarvi che altre fonti, nostri connazionali che vivono nel paese del Sol Levante, dicono questo:

http://giapponemonamour.blogspot.com/2011/03/lettera-aperta-gianpaolo-visetti.html

L'articolo incriminato è questo:

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/20/news/tokyo_capitale_in_agonia-13852633/?ref=HRER3-1/

e poi,

http://tokyo40hrz.wordpress.com/2011/03/16/il-caos-calmo-di-tokyo-in-fila-per-fuggire-sul-treno/


Felice di avervi risparmiato la fatica di stare a cercare informazioni in internet.

giovedì 17 marzo 2011



























la lista è in costante aggiornamento.

fonte: https://spreadsheets.google.com/lv?authkey=CMuhlv8M&authkey=CMuhlv8M&hl=en&hl=en&key=tb1NuX_VLWlneqTKA7zcJsg&type=view&gid=1&f=true&sortcolid=-1&sortasc=true&rowsperpage=250

mercoledì 16 marzo 2011





Cadi sette volte, rialzati otto.

lunedì 7 marzo 2011

La fine è il mio inizio sta arrivando.

Non riesco a non scriverlo: la versione cinematografica de "La fine è il mio inizio" sta per arrivare nelle sale italiane.
La fine è il mio inizio è la storia di Tiziano Terzani, un giornalista che ha girato il mondo quando non potrevi farlo senza temere per la tua vita, che ha raccontato di civiltà millenarie come quelle asiatiche sapendo perdersi nella loro immensa cultura.
Tiziano Terzani è un maestro, i suoi libri sono immensi e pregni di storie, religione, superstizione, vita, pensieri e ragionamenti.
Tiziano Terzani è uno che è stato capace di fare sognare milioni di persone con i suoi libri, che ha tenuto al corrente altrettante persone dell'oriente e delle sue condizioni quando internet ancora non esisteva.

Per Dio, quest'uomo ha vissuto la guerra del Vietnam con i fucili puntati addosso e armato solo di una macchina fotografica, è andato a passare il capodanno nel villaggio segreto del più potente Signore della Droga orientale. Ha avuto a che fare con i Khmer Rossi, è stato espulso da statie ha girato tutto il mondo. Più volte.
E la cosa più bella è che ha sempre imparato qualcosa di nuovo, riportandola sui suoi libri e insegnandola a noi, perchè potessimo imparare dall'immensa bellezza del mondo e delle sue sfaccettature.

Ci troviamo al cospetto di un uomo che davanti alla morte ha cercato di scoprire - o riscoprire- ancora una volta il mondo, quando ormai avrebbe dovuto solo riposare ("Un altro giro di giostra") e che oramai prossimo allo spirare, in una sorta di ascetismo in cui si era rinchiuso nella sua amata India, richiama il figlio per narrargli la bellezza di una vita intera in quello che poi sarà il suo ultimo capolavoro: "La fine è il mio inizio".

Tiziano Terzani era e sarà sempre un grande. Un italiano. Uno che definiva i manga "giornaletti sadomaso". Uno che pensava di dover passare la sua vita tra le macchine da scrivere nell'azienda dell'Olivetti, ma poi a trent'anni...





P.s.: non so come sarà il film ma se siete andati a vedere Checco Zalone e non andate a vedere "La fine è il mio inizio":

1- uccidete una piccola parte di voi, la fate morire di fame perchè ognuno di noi ha un minuscolo IO che deve essere nutrito di cose importanti.

2- non valorizzate una figura che si meritava almeno dieci volte di più di quello che ha avuto in vita.

3- siete esseri umani di serie B.

sabato 5 marzo 2011

UGLY AMERICANS



Aggiornare il blog sta diventando sempre più faticoso e noioso, perciò lo faccio raramente e su cose che valgono davvero la pena. Per una sorta di giustizia divina quando scriverò bene si tratterà di cose assolutamente perdibili mentre quando la recensione sarà carente (come in questo caso) si tratterà di cose belle.
UGLY AMERICANS è una serie televisiva geniale, disegnata con un tratto che forse - magari- ci si azzarda- potremmo definire indi.
Mark Lilly è un giovane assistente sociale in una New York che è molto diversa da quella che conosciamo; nel mondo di Mark infatti i mostri sono una realtà in crescita che lui aiuta ad integrarsi in una società moderna e civilizzata.
Mark perciò sarà al centro di storie borderline dove diavoli italoamericani ripudiano i figli, gorilla giganti soffrono di manie ossessivo compulsive e robot eiaculano contro ogni persona.
Se ciò non bastasse intorno al povero essere umano ruotano una serie di figure squisitamente costruite che gli renderanno la vita impossibile, come il suo coinquilino e amico d'infanzia che per far colpo su una ragazza si è trasformato in uno zombie, il suo collega di lavoro che è la versione alcolizzata e depressa di Mago Merlino oppure la sua ragazza - nonchè capo- Callie che è un mezzo demone con tutto quello che ne consegue...
Insomma per 14 puntate non ci sarà da annoiarsi, le puntate sono gestite come un serial televisivo alla scrubs con il pensiero del protagonista nell'intro e nell'outro e saranno l'una indipendente dall'altra.
Irriverente e gore, divertente e ignorante questo UGLY AMERICANS è consigliato a tutti.

Soprattutto per gli uomini uccello che combattono a colpi di pene e comunicano solo con l'inflessione della frase "succhiami le palle."

lunedì 21 febbraio 2011

il sesso e la quindicenne: B Gata H Kei.



1- Si, la protagonista dell'anime nella foto qui sopra sta guardando un pene che s'ingrossa.

2-Cosa vuol dire B Gata H Kei? Copio la risposta di un tizio trovata in internet:
gioco di parole che si inventa la protagonista nell'episodio 3. B gata vuol dire "Tipo B" nel senso del gruppo sanguigno, ma in questo caso si riferisce alla coppa del seno della protagonista. H kei invece significa "Gruppo H", e la H ormai dovreste sapere che in giapponese si riferisce a qualcosa di spinto.

La premessa di quest'anime è geniale: la qundicenne Yamada inizia il liceo con un grande sogno... fare sesso con più di 100 ragazzi!
La poveretta purtroppo è vergine e impacciata, così inizia la ricerca di un verginello imbranato tanto quanto lei che potesse "svezzarla" e la scelta ricade sul banalissimo, sfigatino e buono Takashi Kosuda.
Da qui la serie inizia con una dose più che soddisfacente di demenzialità, battute e riferimenti sconci che non fanno mai male, ovviamente la ragazza che pensa di usare il ragazzo come "scopamico" usa e getta a poco a poco inizierà a provere un sentimento sempre più profondo che bla bla bla...

Insomma in quest'anime ci sono i peni della gente che sono raffigurati come le persone a cui appartengono ma con il kimono. Che cosa si può voler di più?
Le situazioni sono abbastanza spinte nelle ultime puntate ma mai volgari, anzi non c'è una sola scena di puro fan service in cui si vede un paio di tette perchè ogni volta sono censurate da un "sigillo demoniaco". Si, un sigillo demoniaco. E in più in quest'anime esistono anche i profilattici del "sigillo demoniaco", tutta questa teologia da ghetto/bar/college fuck fest è dovuta al fatto che in molte gag è presente una piccola Yamada con i baffi che si spaccia come il "dio dell'eros" - o similia- che veglia sulla libido della ragazzina sessuomane.

Che altro?

In una scena se la rasa.
C'è una che vuole farsi il proprio fratello.
Le ultime due puntate prendono la tangente e c'è la stessa iperbole che si vede con il fattore tamarro in Gurren Lagann, solo che qui si parla di sesso.
Certe battute mi hanno fatto ridere davvero, non sorridere. Ridere.


Beh, consigliato.

domenica 20 febbraio 2011

zetacomezombie: Dead Island.

zetacomezombie: Dead Island.:

WOW.

IL GRINTA



Il nuovo caplavoro dei fratelli Coen non è come si può pensare il remake dello storico filom con John Wayne ma bensì la seconda trasposizione su pellicola del libro di Charles Portis.

La storia parla della piccola, saccente e puntigliosa Mattie Ross (Hailee Steinfeld)a cui un bracciante ha ucciso il padre. La piccola desiderosa di vendetta ma disillusa dalla possibilità di aver giustizia dallo sceriffo di città perchè il cattivo Tom Chaney (Josh Brolin) è scappato oltre la sua giuristizione, decide di assumere il duro Rooster Cogburn (Jeff Bridges) detto "il Grinta".

Da qui i due inizieranno un viaggio nello spietato west, supportati a tratti da un texas ranger di nome LaBoeuf (Matt Damon)che non perderà occasione di scontrarsi con l'orbo Rooster.

Film assolutamente godibile, con belle musiche, una regia che non ha forse i virtuosismi di "Non è un paese per vecchi" ma che comunque sa regalare emozioni anche se non viene mai messa al servizio di scene spudoratamente action come piace tanto fare a molti registi d'oltreoceano.

Gli attori sono tutti delle riconferme e la piccola protagonista interpreta il ruolo come fosse suo.

Nulla da dire, consigliato.

sabato 19 febbraio 2011

Occult Academy




Anno 2012, e alla faccia dell'originalità siamo tutti nella merda.
Il mondo è stato invaso dagli alieni nel fatidico giorno del 21 Luglio 1999 e oramai al mondo restana poco tempo di vita; l'unica soluzione appetibile è mandare indietro nel tempo persone speciali per trovare la fatidica "chiave di Nostradamus", ovvero l'oggetto misterioso che ha portato gli alieni su questa terra.
Dopo cinque tentativi con potenti psionici che sono stati rispediti nell'anno 1999 e sono misteriosamente scomparsi, a meno di un mese dalla fatale data, l'unica soluzione è tentare il tutto per tutto e rispedire a ritroso nel flusso temporale l'ultimo uomo rimasto dotato di poteri speciali:Fumiaki Uchida... uomo che in passato aveva il dono di piegare cucchiai.

Intanto nel 1999 la scontrosa Maya Kumashiro eredita dopo la morte del padre la controversa "Occult Academy", uns prestigiosa scuola privata dove oltre alle normali materie si studia l'occulto. In questi giorni, proprio nel paesello limitrofo all'accademia si stanno verificando strane sparizioni e fenomeni paranormali che incuriosiscono gli studenti e fanno crescere la rabbia di Maya, che cinica non ha assolutamente intenzione di credere alle stesse fandonie a cui credeva il defunto padre... finchè dal cielo non discenderà avvolto dalla luce, completamente nudo e armato solo di due cellulari con fotocamera il nostro Uchida!

Ovviamente la gag in questa serie si sprecano e lasciano anche spazio a momenti più seri e addirittura tragici, il plot mette a disposizione di tutto e di più perciò vedremo le cose più allucinanti e disparate, dal Mothman ai teschi di cristallo, dal chupacabras agli alieni passando per fantasmi e magia bianca e nera.

Il tratto e l'animazione sono belli e la storia è un bel crescendo di situazioni dapprima più comiche e poi via via più serie e avvincenti sino al finale che come nei più tosti anime giapponesi regala fuochi d'artificio e colpi di scena.

Sicuramente consigliato.

venerdì 11 febbraio 2011

riso saltato in padella e escargots: VENGEANCE di Johnnie To.




Tutto inizia prima di subito: una madre aspetta i figli e il marito mentre prepara un pò di spaghetti, il campanello suona e si ricongiunge ai suoi cari. Sorrisi, la tranquillità di un ritrovo per pranzo. Ma il campanello suona ancora, le scene si susseguono veloci... c'è uno sparo in faccia al marito, una foto dello stesso uomo morto, la moglie che prende una pistola, ancora spari, bambini che si proteggono nascosti in un armadio e di nuovo spari, altre foto. Un massacro.
Scena dopo, in un ospedale di Macao il ristoratore francese Francis Costello fa visita alla figlia, è l'unica sopravvissuta della sua famiglia. Poche parole per inquadrare quest'uomo; gli viene dato un camice per assistere la parente intubata e incapace di proferire parola ma appena entrato nella stanza l'uomo lo getta, prende un giornale e guida il dito della figlia sulle parole che potrebbero servigli per identificare i ceffi dell'agguato. Con le poche forze la figlia martoriata dai proiettili indica le parole "tre" "uomini" "orecchio" "mozzato" e poi "vendicami". Quest'orgasmo noir è l'incipit del film franco - cinese presentato a Cannes un paio d'anni fa ad opera di Johnnie To, ed è un cazzutissimo thriller dove è presente tutto. Ma proprio TUTTO quello che To aveva da dire. C'è la vendetta che però non è cieca ma d'onore, c'è l'amicizia tra uomini che poi è la "fratellanza" e ci sono le sparatorie. Cazzo di sparatorie d'antologia, l'ultima è un piccolo capolavoro di dieci e passa minuti.

Ma non è tutto qui.

Il protagonista, tale Johnny Hallyday è il Tony Negri più country e più famoso d'oltralpe. Questo fa guadagnare al film una bella dose di punti, nonostante la recitazione non sempre all'altezza della rappresentanza francese su pellicola.

Piccola macchia è il complesso da "Memento" che è stato piazzato a metà del film che è un pò un rischio visto che la trama già per se stessa non era il massimo dell'originalità ( volete i più grandi film di vendetta orientali? Eccovi la trilogia: Mr. Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta), ma a To si perdona questo ed altro.

venerdì 4 febbraio 2011

Due Date: Parto Col Folle



E' passato un pò di tempo dall'ultima recensione e aggiorno il blog una volta ogni morte di papa, ma questa mi sembra la buona occasione per ritornare a scrivere!
Todd Phillips ci proietta in una nuova divertente commedia on the road dopo la fantastica esperianza di Una Notte da Leoni e lo fa con l'aiuto di due pagliacci come Robert Downey Jr., "il bianco" ovvero l'autoritario, serio e preciso e Zach Galifianakis, "l'augusto" cioè il pasticcione di turno.
Strana avventura per il futuro papà Peter (Downey) che deve prendere un aereo per riconciliarsi con la sua compagna prima che la giovane partorisca e che una serie di malaugurati incidenti costringono le autorità ad inserirlo in una "No Fly List", l'uomo si verdrà costretto ad affrontare un viaggio di 2000 miglia con l'aspirante attore Ethan Tremblay (Zach) e il suo cane.
Tra gag irresistibili i due personaggi dal carattere opposto si ritroveranno buoni amici e tutto si risolverà per il meglio.
Il film, oltre a proporre una serie di esilaranti battute ci fa anche commuovere con la vicenda tra Ethan e il suo defunto padre che...
Beh.
Volevo vedere se leggevate fino a qui, ora ecco la dura verità: amo Zach Comecazzosichiama e adoro una Notte da Leoni e su sto film ci avrei scommesso la vita di Checco Zalone ma la verità è che è un film mediocre. E mediocre, per una commedia, è peggio di brutto.