martedì 7 settembre 2010

Siamo ancora UOMINI: il MUCCHIO SELVAGGIO.



Esistono film che hanno scritto la storia del cinema, ed il Mucchio Selvaggio è uno di questi.

Una bellezza che in dieci minuti di film fa felici tutti: addetti ai lavori, stuntmen, action addict, i fan de "Arca Rissa" sul blog i 400 calci, feticisti dell'analisi metacontestuale e Tarantino.

Basta guardare l'inizio con i bambini che danno in pasto alle formiche rosse degli scorpioni che già capiamo in che genere di west ci troviamo: Tex Willer qui non ci fa nemmeno un passo. Una manipolo di soldati arriva in paese, garbati ad aiutare una signora che urtano mentre un predicatore addomestica la folla con i mali dell'alcol e il fatto che in quella città costi solo 5 cent.
Il gruppo di soldati entra nelle poste della tranquilla cittadina, da poco "quelli della ferrovia" hanno portato dell'argento a depositare.
Su un tetto un manipolo di uomini sporchi aspetta e studia il dafarsi con in pugno delle rivoltelle.

I "soldati" entrano nell'edificio, e subito viene svelata la loro reale natura, sono la banda di Pike Bishop e sono qui per l'argento.

I meno di un secondo si scatena l'inferno in una furibonda sparatoria tra i "buoni" killer - ex galeotti- accampati sul tetto e i "cattivi" rapinatori.

Uno splendido massacro mentre la processione delle comari dondolava in mezzo alla strada, una pila di cadaveri ovunque.



Finita la sparatoria i sopravvissuti della banda di Pike trottano verso il Messico ("un pezzo di Texas con contorno d'insalata), ma su di un'altura uno dei membri del gruppo s'accascia per terra. E' reso cieco da una ferita alla testa, come Tarantino ne "Le Iene" e Pike lo fredda con un colpo in testa.

Da qui inizierà l'epopea nelle terre del Messico soggiogato dai signori della guerra ed il folle inseguimento di Deke Thorton che deve fermare l'ex amico per non finire nuovamente in galera.

Questo film è leggenda e Sam Peckinpah alla macchina da presa scrive non solo uno dei più grandi western di tutti i tempi, ma anche il manuale del bravo regista Tarantiniano con zoom, flashback e ironia.

Il lavoro che viene fatto sulla pellicola è qualcosa di fine e facilmente apprezzabile da tutti, dove le fasi dell'ultimo colpo del bandito/uomo d'onore Pike vengono scandite dai volti dei bambini che incontra nella sua odissea, accopagnato da personaggi che raramente sono stati così caratterizzati come Dutch "il fedelissimo", Angelo "l'idealista rivoluzionario" e i due "scemi ma buoni" fratelli Gorch.



Una novella nera che c'insegna che l'eroismo può avere più forme e che la redenzione, anche quella non chiesta e per il peggiore degli uomini, può avvenire in ogni momento tramite l'onore e l'amicizia.

Non c'è nulla di casuale nel Texas/Messico di Peckinpah dove « Tutti sogniamo di tornare bambini, anche i peggiori di noi. Forse i peggiori lo sognano più di tutti.»
E ne sono la prova i comportamenti degli uomini (molto più peccaminosi che i soliti eroi del west Eastwoodiano) e le reazioni che intercorrono tra di loro.

Un film da vedere, amare e rivedere.

E poi... di finali così epici non se ne fanno più!

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